Tredici – Trama, recensione e il personaggio di Hannah

Cari lettori oggi voglio parlarvi di una serie televisiva che tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita, perché tratta delle tematiche molto delicate e importanti che girano prevalentemente tutte attorno al mondo dei giovani.

In particolare a fare da sfondo alla storia vi è il suicidio di una giovane ragazza che frequenta il liceo e intorno a questo episodio si articola la storia e si manifestano tutte le problematiche sociali dei giovani legati al tema della violenza sessuale, della depressione, della droga, dell’omosessualità e del bullismo.

La trama è tratta dall’omonimo romanzo di Jay Asher da cui prende anche il nome, in italiano Tredici, in lingua originale Thirteen reason why.

Trasmessa per la prima volta con la prima stagione nel 2017 sulla piattaforma Netflix e poi in seguito fino alla quarta stagione uscita a giugno di quest’anno.

Di seguito trovate la trama e qualche riflessione in particolare sul personaggio di Hannah.

Trama

Hannah Baker è una studentessa americana che viene trovata morta nel bagno di casa sua dopo essersi tagliata le vene.

Dopo la morte della giovane, Clay Jensen, un suo compagno di scuola della Liberty High School, trova nella sua veranda una scatola con delle cassette registrate proprio da Hannah.

Clay comincia ad ascoltare incuriosito le cassette e tramite la voce di Hannah scopre i 13 motivi che hanno spinto la giovane a togliersi la vita.

Ogni motivo che aveva ferito nel profondo la giovane Hannah ha un nome ed un cognome e tra questi ritroviamo proprio lo stesso Clay che sentendosi fortemente in colpa, decide di aiutare il caso spinto fortemente dai genitori della giovane per cercare il vero colpevole dell’accaduto. 

Hannah

Il personaggio di Hannah, nonché protagonista, è a mio parere il più affascinante della serie ed è per questo che vorrei soffermarmi sui suoi vari aspetti.

La figura di Hannah è principale solamente nelle prime due stagioni, anche se rilascia conseguenze che resisteranno nel tempo fino all’ultima stagione, se non oltre. Ben studiato, il suo personaggio risulta ricco di sfaccettature e particolari.

Inizialmente la giovane ci viene mostrata totalmente vittima, impotente, angelica, depressa o forse triste, in un secondo momento la ragazza viene mostrata in una visuale più completa e più decisa e viene definita quasi colpevole di ogni male che le è capitato lungo la sua breve vita. Quello che in realtà viene fuori dai dibattiti del processo è che essere vittima di bullismo o di violenza non equivale ad essere una “santa” e che non esserlo non da il diritto di essere oggetto di comportamenti che non vorremmo.

Hannah aveva la possibilità di bere, di ballare, di essere imprudente, di fare esperienze con diversi ragazzi e di fare qualunque cosa avrebbe voluto, semplicemente essendo d’accordo con l’altra persona.

Violenza

Il fatto che Hannah fosse una ragazza piena di vita e che aveva voglia di fare conoscenze e magari conosce qualche ragazzo, anche contemporaneamente, non vuol dire che fosse disponibile per tutti e che meritava ciò che le è successo.

Cercare di fare le sue prime esperienze amorose, non vuol dire volerle fare con chiunque.

Hannah voleva scegliere, doveva avere la possibilità di scegliere, come dovrebbe succedere ad ognuno di noi. E’ quando non abbiamo la possibilità di scegliere, che si parla di violenza.

Non esistono atteggiamenti che giustificano la violenza. Essere da sole in tarda serata, vestirsi in maniera provocante, trovarsi in luoghi particolari, non vuol dire essere consenzienti.

Depressione

Durante il processo di Hannah si affronta anche il tema della depressione. Nei diversi dibattimenti si cerca di stabilire se la ragazza si trovasse in uno stato depressivo o no. La giovane, in generale, risultava come una ragazza allegra e tranquilla e ciò secondo alcuni non si può ricollegare alla depressione, non comprendendo invece che essa è uno stato mentale particolarmente insidioso che molto spesso si nasconde bene agli occhi degli altri e che porta i giovani a porre fine alla loro vita.

Gli appelli d’aiuto che Hannah aveva fatto per non cadere ancora di più nell’oblio e nello stato depressivo più totale, non erano stati percepiti ed ascoltati e di conseguenza la ragazza alla fine decide di togliersi la vita. Ed è per questo che bisognerebbe ascoltare di più chi ci sta intorno, perché la depressione non è costante tristezza, non è facilmente percepibile, non è una persona che non ride mai, è molto più complesso di questo e se Hannah avesse avuto i suoi amici vicino, anche solo uno di loro, non sarebbe morta.

Questa serie nasce per sensibilizzare le nuove generazioni, ma anche quelle vecchie ad ascoltare di più, ad essere comprensivi, a stare vicini gli uni con gli altri e forse insieme potremmo riuscire a salvare qualcuno, perchè abbiamo tutti una Hannah vicino che ha bisogno di aiuto.

Cosa ne penso

Ho visto per la prima volta la serie Tredici anni fa quando è spopolata sul web, diventando virale. In particolare la prima stagione mi ha colpito profondamente come forse nessun’altra del suo genere, riesce a farti calare nei panni di Hannah e ti fa vivere la sua storia, la sua vita e il suo dolore, allo stesso tempo ti fa immedesimare nel ruolo di Clay e degli altri personaggi e ti fa sentire fortemente colpevole e impotente. E’ una serie molto significativa, con messaggi rilevanti per la società moderna di oggi e per questo la consiglio fortemente quasi a tutti, non la consiglio ai deboli di stomaco o a persone troppo sensibili in quanto molte scene crude e violente potrebbero impressionare i più emotivi e ai bambini ovviamente. Questa serie nasce come denuncia al bullismo, alla violenza, al non-ascolto che porta i ragazzi di tutte le età a vivere in modo trambusto le loro vite e in alcuni casi anche a porgli fine. Ho guardato ogni puntata affascinata da come tutto fosse strutturato bene, da come gli episodi riuscissero a emanare quelle emozioni così forti e così vere. L’ingegnoso modo di raccontare le vicende che spingono la giovane al suicidio con trasparenza e verità assoluta, ci fa sembrare la storia reale. Ho apprezzato molto le ricostruzioni della vita della giovane, gli sbalzi d’umore, il mostrare come lo stato depressivo può nascondersi, la sofferenza delle piccole cose che possono diventare grandi per una ragazza sensibile e magari anche affetta da depressione.

L’introduzione dell’elemento “cassette”, diventate ormai icona della serie stessa, è stata una scelta originale e l’azione di registrare i 13 motivi di sofferenza della protagonista nel nastro di vecchie cassette è servito come ad incidere per bene quelle parole, così che non vadano perse o dimenticate. Le pesanti parole incise da Hannah sul nastro e i pezzi di vetro che hanno inciso il suo braccio, sono due gesti prettamente collegati che ci fanno pensare a quanto taglienti siano stati quei motivi per lei, forse più del vetro sulla pelle. Ascoltare la voce registrata di una giovane defunta che parla del suo dolore, finalmente libera da ogni timore, le sue parole così sincere e forti hanno fatto la differenza nella trama e forse costituiscono la ragione del suo successo.

Consigliatissima!!!

E voi lo avete già visto? Che ne pensate?

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Un abbraccio

Una risposta a “Tredici – Trama, recensione e il personaggio di Hannah”

  1. Onestamente non conosco la serie e non la seguo anche se dalla tua spiegazione mi sembra che la trama sia davvero interessante e quindi sicuramente da vedere grazie per le info

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